Questo improvvisato quintetto nato quasi per gioco, altri non sono che Bob Dylan, Jeff Lynne, Tom Petty, Roy Orbison e George Harrison. Un disco nato per scherzo, un nome creato ad arte, ed i protagonisti che non vogliono apparire nella loro reale identità: infatti, si fanno chiamare Lucky, Nelson, Otis, Lefty e Charlie T. Junior.

Disco divertente e poco prevedibile, mette a confronto il lavoro di grandi talenti che, una volta tanto, caso abbastanza raro, funziona molto bene. L’album è bello e molto godibile, con arrangiamenti ad hoc e grandi voci, tra le più belle del panorama “rock classico”. Forse il suono della band richiamerà alla memoria stagioni passate da molte lune. Gli anni ’50 si mischiano ai rivoluzionari sixties: voci esili e coretti doo-woop insieme ad atmosfere liverpooliane. Rock, calipso, fifties, beat ed altre meraviglie è quello che questo disco propone insieme ad un moderato uso di chitarre elettriche. Vediamo le canzoni.

Handle with care è una ballata in cui i cinque Traveling Wilburys si alternano a turno, cantando ognuno una propria strofa, e già si sente la “stoffa” dei partecipanti. Dirty World è un’ampia ballata degna del miglior Bob Dylan che canta molto bene ed è accompagnato da una abile sezione di fiati. Rattled richiama certe affascinanti ballate in stile anni ’50 con ritmi e tonalità rock and roll. Last Night è piacevolissima, orecchiabile, cattura subito al primo ascolto, canta Tom Petty e Jeff Lyne lo assiste mentre Roy Orbison canta una piccola strofa con la sua voce inconfondibile. Not Alone Any More è decisamente un brano marcato Roy Orbison. Certe melodie in questo album ricordano i Beatles, non a caso vi partecipa George Harrison e poi bisogna ricordare che i Bealtles furono influenzati (e non poco) da Roy Orbison. Congratulations, tra le più belle, è un’altra melodia in stile Bob Dylan, non mancano i cori ben curati ed una steel guitar che accompagna la voce di Bob. Heading for the Light vede invece George Harrison primeggiare sugli altri in una melodia che può ricordare marginalmente i Beatles. Tra le più belle canzoni vi è sicuramente anche Margarita con una chitarra potente e la bella voce solista di Tom Petty. Tweeter and the Monkey Man invece vede nuovamente un Bob Dylan in perfetta forma cantare come soltanto lui sa fare. Anche questo brano risulta sicuramente tra le più belle ballate di questo disco che è un’autentica sorpresa. La decima canzone End of the Line, conclude l’album. E’ la degna chiusura per i Traveling Wilburys che li vede nuovamente cantare con una strofa a turno.

via | http://artesuono.blogspot.it

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