Tornato in Irlanda nel 1973 e suggestionato nel rivedere i luoghi della propria adolescenza, Van trova l’ispirazione per un album concept estremamente personale. Non vi sono note di copertina o interviste a spiegarlo, ma si capisce che le varie canzoni sono in un ordine preciso, con frasi che si ripetono da un brano al successivo, in modo da formare la storia di un ragazzo che dapprima sogna una vita fantastica, popolata da eroi e da poeti, poi parte deciso incontro alla vita reale come se andasse incontro ad una avventura (la ricerca di un immaginario vello di Veedon). Seguono le esperienze e le disillusioni. Alla fine c’è il ritorno al paese natio ed un amore che curerà le ferite. Ad accompagnare il cantante c’è una versione snellita della Caledonia Soul Orchestra. Il suono è curato, ma rarefatto, ricordando un po’ tutti gli album precedenti. Infatti per ogni canzone c’è uno stile diverso, eppure l’opera conserva un carattere fortemente unitario. Rispetto ad Astral Weeks, cui quest’opera è stata paragonata, essa è molto più sfaccettata, più costruita e meno originale. L’accompagnamento strumentale è infatti semplice e tradizionalista, più ancora che nei due album in studio precedenti. I testi e le parti vocali sono estremamente personali. E’ un disco che, pur non essendo musicalmente difficile, richiede un ascolto raccolto, al buio, per essere penetrato.

Prima che Veedon Fleece arrivasse nei negozi, era stato già ultimato ed annunciato il suo successore, dal nome “Mechanical Bliss” e dal tono opposto, gaio e spensierato. L’album non fu mai pubblicato.

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