2

C’è ancora bisogno di commentare un’opera come questa?, di dire chi era ed è diventato per tutti i cultori della musica sperimentale, Demetrio Stratos? Io credo di si.
Basta ascoltare Arbeit Macht Frei, per capirlo.
Se pensiamo poi che un genio della sperimentazione musicale, un rivoluzionario dello “strumento-voce”, ma soprattutto un uomo dotato di un’umanità fuori dal comune ci ha lasciati, lasciando un vuoto culturale, prima ancora che musicale, incolmabile, sono ancora più convinto del si.
Arbeit Macht Frei è una delle cose musicalmente più interessanti che si siano mai realizzate in Italia.

Gli Area al di là di certe pretese social-politicizzate, sono il primo gruppo che nella nostra nazione si pone come obbiettivo l’avvicinamento di una grossa fetta di pubblico ad un tipo di musica nuova e non facilmente alla portata di tutti.
La struttura portante di questa opera è lo studente di architettura allora ventisettenne Demetrio Stratos, 7000 Hz di estensione vocale, la rivoluzione storica della voce italiana di tutti i tempi, un personaggio sensibile al periodo storico e sociale in cui vive. Con Demetrio la voce diventa per la prima e forse ultima volta strumento musicale a tutti gli effetti, le sue corde vocali prendono posizione all’interno di questo “international popular group”, formato da Giulio Capiozzo — Percussioni, Yan Patrick Erard Dyivas — Basso/Contrabbasso, Patrizio Fariselli — Piano/Piano Elettrico, Gianpaolo Tofani — Chitarra Solista/VCS3 eBusnello al sax.

Musicalmente “Arbeit Macht Frei” offre ottimi spunti che vanno dall’improvvisazione free jazz (con i suoi limiti) al rock e alla musica etnica.
In questo contesto il disco unisce avanguardia e tradizione popolare regalando alcune situazioni molto godibili e trascinanti che hanno reso caratteristico il suono “area”.
“Luglio, agosto, settembre (nero)” è il brano che senza dubbio sintetizza queste soluzioni al meglio, grazie anche a uno strepitoso tema strumentale. Non manca poi qualche momento sperimentale come “L’abbattimento dello Zeppelin” o più incline al jazz-rock come “Le labbra del tempo”. Gli altri tre brani che completano il disco: Arbeit Macht Frei, Consapevolezza, 240 Chilometri Da Smirne, completano quest’opera unica nel panorama musicale Italiano.

Una musica libera e naturale, difficile da spiegare a parole. Qualcosa in sintesi di veramente nuovo per noi (ricordiamoci che siamo nel ‘73), che lascerà, com’ è stato, un segno indelebile.
Obbligatorio nella nostra collezione musicale.

via | http://artesuono.blogspot.it

Categorie: blogmusica

0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar