Con “This is the sea” del 1985, lo scozzese Mike Scott, realizzò il sogno della sua vita. Per questo disse: “Dopo un disco così, non posso che andare da un’altra parte”. Lo fece in tutti i sensi, anche geograficamente; lasciò Londra per l’Irlanda e passo anni a tessere una nuova tela di suoni, inserendo fili di quella gloriosa tradizione nel suo mondo già ricco di Dylan, Van Morrison e Patti Smith, di country, gospel e cajun.
Fisherman’s Blues è il loro quarto album, chiamato anche “disco verde”, è stato registrato nella contea di Galway, e si sente. La svolta è decisamente “Irish”, il violino virtuoso di Steve Wickham recita il ruolo del protagonista e il mandolino di Anthony Thistlewaite non è da meno.

Ed è ancora musica fresca, un viaggio folk rock, un dolce blues celtico, un ritorno ai valori della tradizione in opposizione al futurismo del rock ’80. Le ballate tradizionali e i suoni ricercati fanno di questo disco un meraviglioso tributo all’Isola Verde.
E’ un grande album “Fisherman’s Blues” è tale rimarrà, perché, probabilmente stressati da quel lungo “sogno”, i Waterboys si perderanno senza riuscire più ad avvicinare quelle vette.

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