Ricordo che da bambino sentivo frequentemente il rumore dei merli nel mio orto alla mattina presto, i vicini si lamentavano di quel “baccano” che disturbava “l’ultimo” sonno. Ricordo tutta una serie di rumori: il caratteristico stridio dell’avvitamento della caffettiera che sanciva l’inizio di una nuova giornata, il ticchettio della sveglia in cucina, il frastuono che emanavano i raggi della bicicletta al contatto con il cartone appiccicato per farla sembrare una moto, il particolare cigolio della maniglia della porta d’ingresso, le voci di mia madre e mia sorella che già di buonora bisticciavano, le voci delle persone che frequentavano casa, gli svariati suoni soprattutto nella calura estiva…
Senza entrare nei particolari, dato che ciascuna esperienza è assolutamente soggettiva, mi sembra importante sottolineare il valore delle sonorità che ci circondano e che giorno dopo giorno, in sordina, entrano a far parte di un patrimonio sonoro personale.
Spesso, quando si parla di sonorità, è facile pensare all’ultimo successo musicale, alla radio, al cinema o alla televisione, mentre esiste una “mappa sonora” molto sottile e molto resistente allo scorrere del tempo. Sono i suoni dell’ambiente familiare che ci “nutrono”, ci hanno aiutato e ci aiutano a crescere.
Ciascuna persona potrebbe raccontare i propri vissuti sonori e quindi vi chiedo di provare per un istante a riascoltare i suoni dell’infanzia… cosa sentite?
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Bisogna
Non è facile invecchiare con garbo. Bisogna accertarsi della nuova carne, di nuova pelle, di nuovi solchi, di nuovi nei. Bisogna lasciarla andare via, la giovinezza, senza mortificarla in una nuova età che non le Leggi tutto…
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